Lungo il percorso tra l’antico porto di Fréjus e quello di Pomponiana (rada di Giens), l’itinerario di Antonino (registro delle stazioni e delle distanze tra le località poste sulle strade dell’Impero Romano) menziona tre siti da est ad ovest: Sinus Sambracitanus (Saint-Tropez), Heraclia o Heraklea Caccabaria (Cavalaire) ed Alconis (rada di Bormes)
E’ presumibilmente non lontano da Le Lavandou – senza dubbio nella baia di Cavalière – che i Greci fondarono la stazione di Alconis, che divenne più tardi una residenza di lusso e un luogo di predilezione dei Romani sulla costa del Var.
Nel 1376, la futura Santa Caterina da Siena accompagnò il Papa Gregorio XI durante il suo viaggio da Avignone a Roma. Nel corso della navigazione, una violente tempesta costrinse il vascello papale a sostare nella baia di Sanary. Il Santo Padre rifiutò tuttavia di sbarcare e decise, a dispetto del pericolo, di continuare il viaggio via mare.
Caterina lo proseguì invece per via terrestre e si recò dapprima a Tolone, dove compì un miracolo. Scortata fino alle porte della città dal popolo riconoscente, essa raggiunse poi la nave del Papa, che si trovava all’ancora a Le Lavandou. Questa è una delle versioni del viaggio compiuto da questo sommo pontefice.
Nel 1481, il re di Francia Luigi XI, gravemente malato nel suo castello di Plessis-lez-Tours, era curato invano dal suo medico personale Coittier. Incaricò allora uno dei suoi uomini fidati, Guinot de Bussières, di recarsi alla ricerca dell’eremita calabrese Francesco da Paola, celebre per i suoi miracoli.
Cedendo alle sollecitazioni del Santo Padre e del Re di Napoli, il santo partì da Paterno per imbarcarsi ad Ostia su una galera reale inviata dal Re Luigi XI. Ma la nave dovette cambiare rotta a causa della peste che infieriva a Marsiglia e l’eremita sbarcò finalmente a Le Lavandou nel 1482, in compagnia di due religiosi e degli inviati del Re di Francia. Lasciando la nave, mise il piede su uno scoglio a fior d’acqua che conserva sempre le tracce dei suoi passi e quelle del suo bastone da pellegrino. Prima di proseguire il viaggio, il Santo si diresse verso Bormes, che liberò dall’epidemia di peste .
Nel 1524, le truppe del conestabile Carlo III di Borbone, che si dirigevano verso Tolone, assediarono dapprima i castelli di Bormes e di Brégançon e devastarono i dintorni di Le Lavandou.
Nel 1529, come era già accaduto nel 730 e nel 1393, i corsari moreschi saccheggiarono la regione ed incendiarono Bormes. Dieci anni dopo il saccheggio, la flotta di Carlo V, comandata dall’ammiraglio genovese Andrea Doria, distrusse quel poco che i Barbareschi avevano lasciato sussistere.
Nel 1674, Le Lavandou è già menzionato (sotto la forma originale “Le Lavadou”: il lavatoio, in lingua provenzale) in vari testi conservati presso l’Archivio dipartimentale di Draguignan. I registri parrocchiali consentono di valutare l’evoluzione demografica della popolazione locale:
1680: 146 abitanti. 1906: 776 abitanti. 2002: 5500 abitanti
All’origine, il piccolo insediamento abitativo viveva essenzialmente di pesca, grazie all’attività di circa 150 “pescadous” (pescatori) di origine genovese e catalana.
Nel 1706, un’importante squadra navale anglo-olandese comandata dall’ammiraglio Showel, composta da 66 vascelli di guerra e 34 navi da trasporto, ormeggiò fra l'isolotto di Bagaud ed il Capo Bénat.
Seguì poi un periodo di calma relativa, fino alla Rivoluzione del 1789. Le Lavandou ed i suoi dintorni non furono risparmiati dalla tormenta rivoluzionaria.
Nel 1794, un certo Bonaparte, generale di artiglieria, ancora poco conosciuto, ispezionò le batterie di Le Lavandou e Brégançon.
Nel 1913, il quartiere di Le Lavandou fu costituito in comune autonomo con la frazione omonima staccata dal comune di Bormes. Il relativo decreto ministeriale fu emanato dal Presidente Raymond Poincaré il 25 maggio 1913. Durante la Grande Guerra 1914-1918, come tanti altri comuni di Provenza e della Costa Azzurra, Le Lavandou pagò un pesante tributo per la difesa della Patria con il sangue dei suoi figli, i cui nomi sono incisi nel marmo del Monumento ai Caduti, sulla Piazza degli Eroi
L’ultimo capitolo di questa storia si aprò nel novembre 1942 quando, condotto da un pescatore del paese, il generale Giraud si imbarcò clandestinamente sul sommergibile inglese “Seraph” in attesa al largo di Saint-Clair, che lo portò prima a Gibilterra e poi ad Algeri, per prendervi il comando delle truppe francesi. Due anni più tardi, nella notte del 14 al 15 agosto 1944, i “commando” venuti dall’Africa furono i primi a porre piede sulla costa mediterranea della Francia, a pochi chilometri dal centro di Le Lavandou: aiutati ed orientati dai partigiani locali, sbarcarono sulla spiaggia di Cavalière e sugli scogli del Capo Nègre… Poche ore dopo, il Supremo Comando delle Forze Alleate scatenò l’operazione di sbarco massiccio delle truppe francesi ed alleate sulle coste del Var, chiamata “Operazione Dragoon”. |